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A Portovenere la
festa di San
Pietro, che ora
si celebra in
sordina, era
molto sentita
quando il paese
si considerava
in prevalenza
luogo
peschereccio ed
il suo porto
naturale la più
importante
stazione di
pesca del golfo.
Nella stagione estiva — della quale
San Pietro
apriva le porte
— affluivano
infatti in gran
numero nella
baia quelle
grosse barche
pontate, a vela
latina,
provenienti
dalla riviere
per la pesca
delle acciughe e
sardine, che
venivano
indicate col
nome generico di
«rivani » anche
se non
provenivano
proprio tutte da
Riva Trigoso. Vi
è chi dice che
il « rivano
» o « leudo
» (loido in
portovenerese),
con vela latina
su albero
inclinato verso
proravia e
fiocco,
derivasse dal «
catalano »
venuto dalla
Catalogna, una
barca da una
trentina di
tonnellate
simile al
rivano, ma con
albero senza
sartiame e senza
fiocco.
Di « leudi » ve n’erano di grandi e
piccoli (questi
ultimi in
prevalenza delle
Cinque Terre) e
talvolta li
chiamavano «
manaite »
dal nome delle
reti (specie di
tramogli) che
portavano a
bordo per il
genere di pesca
praticato e ora
caduto in
disuso.
La presenza di tante navicelle a
Portovenere (che
disponeva anche
di paranze e di
qualche loido o
loidetto locali)
in un’epoca in
cui pescherecci,
motoscafi ed
automobili erano
cose
sconosciute,
dava alle poche
banchine ed ai
molti scogli del
paese, alle
insenature
dell’Olivo e
della Palmaria
ed al paese
stesso —
limitato al
vecchio borgo
medioevale, con
rari
sconfinamenti —
un aspetto di
insolita
attività e,
direi quasi,
gaiezza in
quanto vi si
udivano, in toni
piuttosto alti
tutti i dialetti
caratteristici
delle due
riviere.
Non vi erano allora le reti di nylon
e bisognava
quindi tingere
frequentemente
quelle di
canapa, o di
Manila, ecc.
allora impiegate
nelle « manaite
», mediante una
tintura speciale
ricavata dalla
corteccia di
pino, fatta
bollire in
grossi paioli
(le pèe
in dialetto). Di
queste, disposte
in grossi
fornelli in
muratura, ne
esisteva a
Portovenere un
discreto numero,
sistemate da
epoca memorabile
lungo le mura
genovesi della
«darsena»
nell’area oggi
occupata dal bar
Lamia.
Spettacolo
sempre
interessante,
specie per la
ragazzaglia
della spiaggia,
quello della
tentura delle
reti all’aperto,
fra il vociare
caratteristico
dei capibarca,
davanti ai
grandi fuochi
alimentati dalle
floride pinete
dell’isola.
In questo ambiente, la festa di San
Pietro aveva
allora carattere
spiccatamente
d’acqua salsa:
regate a remi
dei gussi
(termine
linguistico
italianizzato in
« gozzi ») e
delle
imbarcazioni a
remi della regia
marina, albero
della cuccagna
in mare e via
dicendo. Le
manifestazioni
erano
organizzate da
un comitato, nel
quale aveva
parte direttiva
la vecchia «
Società di Mutuo
Soccorso » che
disponeva anche
di una sua
propria banda
musicale...
Dì tutto ciò si è perduta ormai la
traccia (tempora
mutantur... e
noi mutiamo con
essi) restandone
il ricordo
nostalgico nei
pochi vecchi che
- forse sgomenti
- guardano
all’incalzare
delle folle
motorizzate,
alla marea
sempre crescente
di macchine che
invade e si
disputa il poco
spazio sul quale
dominavano
incontrastati i
pescatori di
mezzo secolo fa!
Ma a perpetuare la devozione e
l’attaccamento a
San Pietro resta
a Portovenere,
nei
portoveneresi e
nel golfo, ed in
quanti vi
giungono dalle
vie del mondo,
l’ammirazione
per la bellezza
pittorica,
inconfondibile,
del gruppo
monumentale,
plurisecolare,
vero miracolo di
resistenza, che
si erge tuttora
sulla prua in
roccia marmorea
della storica
penisoletta.
Pressoché
ricostituito
nella sua
originalità di
tempio gotico
del 1256-77,
senza
disgiungerlo
dalla chiesa
paleocristiana
anteriore al
secolo VI, dai
benemeriti
promotori ed
artefici cui ne
va il merito
(periodo
1929-1934), il
prezioso
monumento non è
esente, a motivo
della sua ardita
posizione sulla
soglia
dell’incostante
golfo ligure,
dai pericoli di
franamento sui
quali
richiamammo
l’attenzione su
queste stesse
colonne
nell’agosto del
1965.
Riteniamo che vari competenti, e la
stessa
soprintendenza
ai monumenti
della Liguria,
siano
immedesimati dei
suddetti
pericoli e della
necessità di
porvi rimedio
con opportuni
rinforzi sul
lato più
minacciato.
Intanto, il benemerito arciprete don
Beretta - cui si
deve anche
l’iniziativa di
aver disposto
durevoli tabelle
indicative per
l’accesso dei
visitatori alle
storiche chiese
del vecchissimo
borgo – ha
organizzato, in
accordo col
laicato
diocesano
locale, la serie
di
manifestazioni,
delle quali è
fatto cenno a
parte, in onore
di San Pietro.
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